Il tifo contro immuni non ha senso
Intervista ad Antonello Soro, Presidente del Garante per la protezione dei dati personali
Il soggetto che risulta positivo al Covid-19 fornisce, volontariamente, l’identificativo Imei del proprio dispositivo cellulare all’Asl di competenza che poi è tenuta a trasmetterla al server centrale per consentirgli di ricostruire, tramite un calcolo algoritmico, la rete di contatti. Da qui parte il ‘viaggio’ dei dati sensibili dell’app Immuni, voluta dal Governo per fronteggiare l’emergenza Covid, e autorizzata dal Garante per la protezione dei dati personali. “Le informazioni – chiarisce il Garante, Antonello Soro – non finiscono mai nelle mani di soggetti terzi che non hanno titolo ad acquisirli come Google, Apple o Bending Spoons”, la società che ha materialmente ideato e progetto la App, 150 dipendenti, 90 mln di dollari di vendite nel 2019, detenuta per il 2% dal fondo cinese Nuo Capital.
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